E adesso? (così avevo concluso il post precedente).
Già, perchè una volta finito il "percorso" di uscita ci si trova in questa hall e la prima cosa che viene da pensare è "ora che si fa?". Mi ricordo che mentre E era in bagno, mi ero seduto su una delle tante sedie e si era avvicinata una coppia italiana...potevo chiedere a loro se sapevano che fare ma sul momento non avevo voglia. Così ho iniziato a cercare, abbastanza invano, nella mega guidona del Giappone che ci eravamo portati dietro.
Abbiamo iniziato a cercare di capire i vari cartelli (c'era anche l'inglese sotto le scritte giapponesi) e alla fine abbiamo optato per andare nella zona dedicata ai ticket del Narita express. Abbiamo acquistato due biglietti abbastanza ignari di cosa fosse, e del tragitto che ci aspettava...però "sentivamo" che era la cosa giusta.
Treno/minitreno in perfetto orario. Ci sediamo e iniziamo a guardare fuori dal finestrone. Ed è subito amore... le campagne...il verde...le casette... cerchi di immaginarti la vita delle persone che ci abitano, l'omarino che lavora sui campi...immagini veloci che però rimangono. Passa una sorta di hostess per chiedere se vogliamo qualcosa da mangiare, panini, stuzzichini, biscotti...the. Niente...eravamo troppo incantati da quello che stavamo vedendo fuori dal finestrino.
Entro poco il verde e le casette hanno iniziato a dare spazio alle case, palazzoni, grattaceli... solitamente, in un'altra occasione, queste visioni avrebbero dato quasi fastidio. Lì no, in giappone tutto ha un fascino.
Arriviamo alla stazione centrale di Tokyo un po stanchi ma completamente immersi in questa sorta di sogno ad occhi aperti. Ci perdiamo... o quasi, ovviamente. Dobbiamo andare all'hotel Grand Prince Akasaka (prenotato ad un ottimo prezzo su Expedia) e quindi cerchiamo di capire come arrivare ad Akasaka, ma soprattutto come uscire dalla strazione. Non sapevamo se per entrare all'interno della "metro" bisognava fare qualcosa.. non sapevamo se il nosrto "Asakasa" fosse la fermata "Asakasa" (linea verde) o "Asakasa-Mitzuke" (linea rossa), quindi dopo un po' di indecisione ci siamo recati ad un punto informazioni a fianco dell'entrata della linea rossa ("Marounouchi Line") provando a chiedere... provando, perchè l'inglese non era di certo il loro forte (a contrario della gentilezza). Alla fine abbiamo intuito che potevamo passare così senza problemi, tanto poi il biglietto era da fare in un secondo momento in un secondo luogo.
Infatti era così, i biglietti della metro si fanno appena prima di passare dai tornelli. Ci sono macchine apposite, tutte in fila (non sono tutte uguali, forse alcune sono un modello più antico...boh). Sopra a queste macchinette c'è un cartellone con una mega tabella con scritto la destinazione e il prezzo del biglietto per quella destinazione. La tratta minima era 170 Yen (che l'anno scorso era tipo 1 euro e qualcosina), poi volendo si potevan fare ticket giornalieri (che nei giorni sucessivi è capitato di prendere). Pigliamo il biglietto, passiamo dai tornelli con la nostra lentezza (i giapponesi sono velocissimi, sempre "di corsa") e ci mettiamo in fila (lì è tutto tutto tutto tutto ordinato) per entrare nella metro.
Appena si entra nella metro si ha la sensazione di stare facendo qualcosa di tipicamente giapponese. Io non ho mai letto manga, ho visto un po' di anime e qualche doc ma sapevo nel subconscio che tutto ciò era tipicamente giapponese.
Il silenzio interrotto solo dalla vocina che dà informazioni sulle fermate (ed è una delle componenti che più rimangono dentro a chi è stato in giappone...i suoni della metro..delle stazioni). Poi... i giapponesi, generalmente ben vestiti, molti erano ben vestiti, sicuramente in giro per lavoro tanto che ti chiedi come mai questi siano in giro a qualsiasi orario del giorno. Quelli più giovani, anche loro ben vestiti o in divisa cipollano con il cellulare (sempre pieno di ciondoli) o leggono un manga. Poi c'è la figura più tipica di tutte: il giapponese che si addormenta in metro.. Era pieno, ogni due persone una dormiva. In tutto ciò noi guardavamo affascinati, osservavamo le persone (tutte o quasi a capo chino, assorti nelle loro letture o nei loro sogni), ma non come si fa (ingiustamente) qui da noi, cioè per giudicare, ma per immaginarci come potesse essere la loro vita.
Scendiamo ad Akasaka-mitsuke e usciamo realmente per la prima volta alla luce del sole.
Siamo a Tokyo.
Impressione subito stupenda, gente che cammina, grattacieli, stradoni, taxi... e allo stesso tempo una grande sensazione di tranquillità...incredibile.
Ci avviciniamo verso l'albergo (a circa 200 mt dalla stazione Akasaka-Mitsuke) osservando dal basso della strada l'imponente hotel (Grandi Prince Akasaka) che, pur non essendo di certo uno dei palazzi più alti di Tokyo, per noi abituati alle casette rosse di Bologna e poco altro (sì..il Pirellone a Milano e poi?) era già qualcosa di immagignifico!
Ci avviniamo a passi tranquilli verso il megacortile dell'hotel quando all'improvviso vediamo due ragazze vestite in divisa rossa dell' Hotel correrci (letteralmente e..) incontro e fare un mega inchino. Sensazione unica. Mai stato coccolato così già dall'inizio.
Entriamo, grandissimo atrio...mega lussuoso. Ci guardiamo attorno e sembrano tutti dei ricconi, vestiti stra bene e con una certa classe...tanto che ci chiediamo che cosa ci facciamo noi li, vestiti estivi e pure un po' accaldati. Ma infondo ci saranno abituati, pensiamo. Finito le operazioni di check-in ci portano alla camera. Stupenda, perfetta con vista meravigliosa su Tokyo... ma su questo ci tornerò in futuro con foto annesse
lunedì 7 giugno 2010
Giappone: Tokyo - da Narita all'albergo
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