venerdì 18 giugno 2010

Giappone: Viaggio di ritorno

Svegliarsi presto, tonti, con la consapevolezza di terminare un sogno di due settimane è una sensazione strana. Sai che devi farlo per forza e che se ci pensi troppo rischi di rimanere lì e perdere l'aereo, quindi vai avanti di inerzia, spinto dal senso di dovere.

Mi ricordo abbastanza poco del viaggio (breve) Kyoto-Osaka, se non la parte finale, quella da Osaka città all'aereoporto situato su un'isola artificiale costruita appositamente. Mi ricordo poco, forse perchè in quel momento avevo la testa immersa nei ricordi dei giorni precedenti.

Mentre passiamo sul ponte riesco solo ad ammirare per la prima volta il mare giapponese, che diciamocela, non è fra le cose più caratteristiche del Giappone, almeno ad Osaka.


L'areoporto è iperfuturistico, ordinato, pulito. Dopo aver fatto il check-in andiamo direttamente nella zona d'attesa del nostro gate (ci abbiam messo un po' ad arrivarci), ma siamo decisamente in anticipo. Non ci resta che aspettare, fissando la tv, come se fosse l'ultima cosa che ci potesse far capire di essere ancora in Giappone.


Pensare di avere davanti 13-14 ore di viaggio per andare via da un posto così bello metteva grande tristezza....ma c'era poco da fare. Saliamo sull'aereo e iniziamo a vedere un po' di film che l'Alitalia ci proponeva: Il curioso caso di Benjamin Button, The International e The Millionaire e un film con Samuel L. Jackson che faceva il poliziotto rompipalle con una coppia di vicini appena arrivati nel quartiere. Tutti film nuovi che non avevo mai visto prima e che quindi inevitabilmente se mai li riguarderò mi faranno pensare al Giappone.

Il viaggio di ritorno, seppur lungo, scorre via più facilmente e velocemente di quello di andata.

L'arrivo a Roma è stato traumatico: erano bastate due settimane per farci abituare alla gentilezza, alla pulizia, al rispetto, e alla sicurezza che si respirava in Giappone...tutte cose scomparse di colpo appena messo piede in quel di Fiumicino... anche solo il passaporto: l'arigato con inchino e sorriso si è trasformato in "paf" del passaporto sulla mano e chiacchera del controllore con il collega a fianco...

Dopo circa 1-2 orette all'areoporto di Roma prendiamo l'aereo per Bologna...tutto era finito.

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